Quante volte hai sognato una pausa?
Cosa c’è in quel tempo?
Cosa ci metto dentro la pausa?
Niente.
Questo pensava Gianni davanti al suo computer mentre controllava i conti dell’ultimo bilancio della società in accomandita per azioni di cui era revisore dei conti. Così lo pensava, senza pause. Senza virgole. E per questo rimaneva senza fiato. E gli sembrò interessante.
Così comincio a fare delle pause nel respiro. E in quell’apnea confuse qualche numero, smise di fare bene il suo lavoro. Se ne accorse e sentì di perdere il controllo. Per un attimo pensò di licenziarsi, di fare qualcosa di nuovo, senza sapere cosa. La cosa non era bella da pensare, faceva paura.
Così Gianni tornò a fare molto bene il suo lavoro, senza pause.
Non era quello il momento di farsi venire strane idee. Era diventato padre per la seconda volta, mentre il primogenito dava molti pensieri. Appunto: doveva ricordarsi di chiamare i servizi sociali alle 11, per fissare un appuntamento con l’assistente sociale. La maestra era stata categorica: “Non sappiamo più cosa fare con lui, non sta fermo un attimo. É chiaramente iperattivo, fissi un appuntamento con l’Asl!”. Ma quelli dell’Asl avevano detto che doveva passare dal segretariato sociale del suo comune. E lui quella telefonata non la voleva fare, rimandava. Perché un conto è avere un figlio strano, un conto avere un figlio in carico ai servizi sociali. Ti marchia.
Così non si ricordò di telefonare alle 11.
Decise di prendersi una pausa dalle etichette.
Alle 14 uscì dall’ufficio e invece del pranzo andò a prendere il figlio strano a scuola.
Portò il pallone da basket e andarono a fare due tiri al campetto.
Si sentì in colpa Gianni, poi riprese a giocare con il figlio.
Risate, canestri, sudore, aria fresca e poi il figlio gli disse una cosa:
“Come mai non sei al lavoro?”
E Gianni non seppe come rispondere, mentre sentì chiaro il perché era lì.
Andrea Bruni – da Le novelle Grulle – https://lenovellegrulle.blogspot.com/